Cinquant’anni di matrimonio, mezzo secolo suonato fianco a fianco: un’intera vita insieme per Antonio e Francesca.

Un percorso che diventa arduo a una certa età, quando figli e nipoti sono distanti, presi nelle loro nuove quotidianità familiari.

Un percorso che diventa eroico quando la memoria inizia a frammentarsi, i ricordi diventano parte del presente e riescono a star fermi solo su quelle istantanee allineate sui comodini, o appese sui muri.
Quando il mostro inizia a mischiare carte, volti, azioni, in un pestifero gioco di sbalzi, déjà-vu, fraintendimenti, l’unica comunicazione che resta è quella degli occhi, che ancora trasmettono amore, calore, voglia di comunicare emozioni laddove la parola oramai manca, o risulta fuori contesto, o sbaglia del tutto obiettivo.
Quel mostro dalle mille facce ha un solo nome, spaventoso, che di solito si evita di pronunciare ad alta voce.
 

“Alzheimer…”

Ed è un sussurro appena.

Perché non c’è alcun vero attore in questo piccolo film: solo un grande abbraccio fra persone che soffrono di questo morbo, i loro familiari e il personale specializzato. Eroi silenziosi che portano avanti una battaglia quotidiana in eterna difesa, con la sola consapevolezza di dover presto cedere le armi.